progetto presentato CON L'ASSOCIAZIONE FOTOGRAFICA verona off
nell'ambito del festival terra 2050
API SENTINELLE DELL'AMBIENTE
Da molti anni ormai si conosce il collegamento tra le api e l'ambiente ed il loro importante ruolo.
Una frase, forse di Albert Einstein, che dice: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”, contiene molte verità e avvertimenti da non sottovalutare.
Una delle spie degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale è la drammatica diminuzione delle api domestiche e selvatiche. I cambiamenti climatici, insieme all'uso massiccio dei pesticidi, rappresentano una delle maggiori minacce per gli impollinatori, da cui dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione, oltre ad avere un ruolo essenziale nel mantenimento della biodiversità.
Anche il Ministero delle Politiche Agricole ha avviato il progetto “BeeNet”, che è una Rete nazionale di monitoraggio degli alveari realizzato nell’ambito del Programma della Rete Rurale Nazionale. L’obiettivo della rete di monitoraggio è la sistematica raccolta d’informazioni sullo stato di salute delle famiglie di api tramite rilievi apistico-ambientali e prelievi di campioni di varie matrici (api morte, api vive, covata, miele, cera, polline, ecc.) da sottoporre ad analisi di laboratorio
Le api sono, infatti, anche degli ottimi indicatori biologici perché segnalano il danno chimico dell’ambiente in cui vivono, attraverso l’alta mortalità, nel caso dei pesticidi, e attraverso i residui che si possono riscontrare nei loro corpi, o nei prodotti dell’alveare, nel caso degli antiparassitari e di altri agenti inquinanti, come i metalli pesanti e i radionuclidi, rilevati tramite analisi di laboratorio.
Inoltre la globalizzazione ha portato anche il problema dell’acaro Varroa, che è ora la causa di una delle infestazioni più gravi a danno dell’Apis mellifera, la nostra ape comune. La diffusione della Varroa è abbastanza “recente”, essendosi propagata dalla Cina al nostro continente a partire dagli anni ’70. Originariamente, la Varroa era un parassita dell’ape asiatica, la quale aveva sviluppato particolari meccanismi di difesa, riuscendo a tollerate l’acaro. L’introduzione di esemplari di Apis mellifera in Asia sud-orientale nel corso degli anni ’40 del secolo scorso ha permesso all’acaro di fare il “salto d’ospite“, parassitando anche l’Apis mellifera e diffondendosi in tutto l’Oriente e, successivamente, in Occidente. Un’attenta analisi negli anni ha portato alla conclusione che la causa principale fu il commercio e lo spostamento di alveari in modo illegale e soprattutto senza le dovute precauzioni sanitarie.
Da molti anni ormai si conosce il collegamento tra le api e l'ambiente ed il loro importante ruolo.
Una frase, forse di Albert Einstein, che dice: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”, contiene molte verità e avvertimenti da non sottovalutare.
Una delle spie degli effetti negativi dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale è la drammatica diminuzione delle api domestiche e selvatiche. I cambiamenti climatici, insieme all'uso massiccio dei pesticidi, rappresentano una delle maggiori minacce per gli impollinatori, da cui dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione, oltre ad avere un ruolo essenziale nel mantenimento della biodiversità.
Anche il Ministero delle Politiche Agricole ha avviato il progetto “BeeNet”, che è una Rete nazionale di monitoraggio degli alveari realizzato nell’ambito del Programma della Rete Rurale Nazionale. L’obiettivo della rete di monitoraggio è la sistematica raccolta d’informazioni sullo stato di salute delle famiglie di api tramite rilievi apistico-ambientali e prelievi di campioni di varie matrici (api morte, api vive, covata, miele, cera, polline, ecc.) da sottoporre ad analisi di laboratorio
Le api sono, infatti, anche degli ottimi indicatori biologici perché segnalano il danno chimico dell’ambiente in cui vivono, attraverso l’alta mortalità, nel caso dei pesticidi, e attraverso i residui che si possono riscontrare nei loro corpi, o nei prodotti dell’alveare, nel caso degli antiparassitari e di altri agenti inquinanti, come i metalli pesanti e i radionuclidi, rilevati tramite analisi di laboratorio.
Inoltre la globalizzazione ha portato anche il problema dell’acaro Varroa, che è ora la causa di una delle infestazioni più gravi a danno dell’Apis mellifera, la nostra ape comune. La diffusione della Varroa è abbastanza “recente”, essendosi propagata dalla Cina al nostro continente a partire dagli anni ’70. Originariamente, la Varroa era un parassita dell’ape asiatica, la quale aveva sviluppato particolari meccanismi di difesa, riuscendo a tollerate l’acaro. L’introduzione di esemplari di Apis mellifera in Asia sud-orientale nel corso degli anni ’40 del secolo scorso ha permesso all’acaro di fare il “salto d’ospite“, parassitando anche l’Apis mellifera e diffondendosi in tutto l’Oriente e, successivamente, in Occidente. Un’attenta analisi negli anni ha portato alla conclusione che la causa principale fu il commercio e lo spostamento di alveari in modo illegale e soprattutto senza le dovute precauzioni sanitarie.